
Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi: l’implantologia a carico immediato
Se ne sente parlare spesso, ma di cosa si tratta?
Di impianti abbiamo già parlato in precedenza nel nostro blog, ma esiste una particolare tecnica, chiamata implantologia a carico immediato che è interessante conoscere.
Questo protocollo si contrappone a quello della più tradizionale implantologia a carico differito.
Quali sono le differenze?
Carico differito vuol dire che dopo aver inserito la vite in titanio all’interno dell’osso e aver dato i punti di sutura, l’impianto viene lasciato per circa tre mesi sommerso al di sotto della gengiva.
In questo periodo avviene un processo chiamato “osteointegrazione” mediante il quale la vite si “salda” all’osso.
Dopo questo periodo si procede a scoprire, con un piccolo taglio, la testa dell’impianto, a prendere delle impronte e infine ad avvitare il dente definitivo al di sopra dell’impianto dentale.
Questo è il protocollo statisticamente più sicuro, ma di pochissimi punti percentuali rispetto al carico immediato.
Carico immediato vuol dire che dopo aver inserito l’impianto nell’osso, immediatamente alla fine dell’intervento, viene avvitato un dente provvisorio al di sopra dell’impianto.
Il paziente quindi, a differenza del carico differito, ha fin da subito una situazione migliore, in quanto viene dimesso con già un dente, con tutti i benefici che questo comporta da un punto di vista estetico e funzionale.
Naturalmente nel primo mese il dente non può essere forzato ed è necessario masticare cibi morbidi e dal lato opposto.
Solo dopo il processo di osteointegrazione, dopo tre mesi, il provvisorio verrà sostituito, come nel carico differito, con un dente definitivo.
Perché quindi non si fa sempre un carico immediato?
Il motivo principale è che un carico immediato, a differenza del carico differito, richiede una buona quantità e soprattutto una buona qualità dell’osso là dove verrà inserita la vite.
Questa, infatti, per poterci avvitare subito un dente, deve essere perfettamente stabile.
Questa stabilità, detta “stabilità primaria”, viene misurata durante l’intervento e solo se supera un certo valore è possibile procedere al carico immediato.
Questo valore, purtroppo, non sempre viene raggiunto e questo per svariati motivi.
L’osso dell’arcata superiore, ad esempio, è meno calcificato rispetto a quello dell’arcata inferiore e spesso non da la necessaria stabilità intraoperatoria della vite.
In altri casi l’osso è troppo basso perché quando si perde un dente l’osso si “ritira”, oppure ha delle lacune. Nasce in questi casi la necessità di fare ricostruzioni ossee e questo può impedire di fare un carico immediato.
Il carico immediato, quindi è un valido protocollo quando si può applicare in sicurezza, ma questo non capita sempre, e in ogni caso è subordinato alla stabilità primaria che si misura durante l’intervento e al giudizio e all’esperienza dell’implantologo.
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